Brunello SI... Brunello ...NO...

Mentre il ministro per le Politiche Agricole Paolo De Castro, a margine dell'inaugurazione del Vinitaly, getta acqua sul fuoco sul “caso Brunello di Montalcino” affermando che si tratta di “problematiche di tipo amministrativo” in quanto legate al “rispetto del disciplinare di produzione”, l’Espresso esce in edicola con l’articolo di Emiliano Fittipaldi, Nel Brunello c'è il tranello, facendo risaltare il “tarocco” made in Italy…

Dopo il passito, il chianti classico, l’olio d’oliva, ecco uno dei masterpiece della viticoltura italiana sotto accusa. Il Brunello di Montalcino.

Nonostante le affermazioni di De Castro e le prime indiscrezioni che vedevano coinvolte 3 aziende per un per 17 ettari fuori norma (l’1% dei vigneti coltivati a Brunello, dall’Espresso sembra invece emergere una realtà ben più rilevante tale per cui circa il 30% del vino prodotto nel 2003 rischia di non poter fregiarsi né del marchio DOCG. E sotto la lente della finanza/NAS ci sono anche le annate successive dal 2004 al 2007.

Ad oggi sono 5 le aziende coinvolte; quattro di queste che esportano in mezzo mondo, hanno migliaia di bottiglie bloccate ed ettari di vitigni sotto sequestro: Antinori, Argiano, Banfi e Frescobaldi (in semplice ordine alfabetico)

Fresca di oggi è anche la news apparsa su TGcom di 600 mila bottiglie 2003 e 10 ettari di vitigni sequestrate a Castello Banfi.

Per chi AMA il vino l’accusa – se confermata - è decisamente grave: aver mischiato al Sangiovese Grosso, fino a quantità pari al 20% del totale, altre uve “internazionali”, quali Merlot, Cabernet Sauvignon, Petit Verdot.

Perché è stato fatto? Due ipotesi si fanno corpo: 1) il Sangiovese è insufficienti a coprire la domanda del mercato; 2) il mercato, soprattutto quello americano, preferisce un Brunello Doc più morbido. Alla prima non credo, la seconda non la condivido, ci sono sempre il Sant'Antimo DOC e gli IGT per fare vino non in purezza nella zona di Montalcino. Non si può "sfruttare" il marchio per vendite contraffatte... e poi ci lamentiamo dei cinesi.

In queste due settimane, da quando venerdì santo Ziliani scrisse l’articolo Rumors da Montalcino, ho letto innumerevoli botta e risposta su vari blog / forum con scambi di opinioni, a volte anche tendenti al provocatorio fra utenti appassionati di vino, e fra Cernilli (direttore Gambero Rosso) inizialmente molto difensivista e Ziliani, definito incendiario perchè fece appunto emergere insieme a WineSpectator (stano …) la notizia sul sito vinoalvino.org ancor prima di avere informazioni certe sul fatto.

Non ho idea di come si evolveranno le questioni, solitamente in Italia, due sono gli scenari che si prospettano: 1) si risolverà tutto in una bolla di sapone (vedi anche le affermazioni del Ministro) e a causa della stampa che ha sollevato il polverone, l’Italia farà una pessima figura agli occhi del mondo vitivinicolo; 2) verranno applicate sanzioni irrisorie perché anche in questo scandalo i potenti faranno in modo da mettere tutto a tacere e i più furbetti proseguiranno nel loro lavoro.

Vi sarebbe anche la terza ipotesi: scandalo e grosse pene per gli accusati, ma non so quanto sarà perseguito. Sicuramente non c’è da augurarselo perlomeno, perché nonostante io sia sempre perché chi ha sbagliato paghi, comunque questa bufera rischia di provocare seri danni di immagine, e non solo, ad un vino conosciuto e apprezzato in tutto il mondo. Già il Vinitaly ad esempio mi sembra sia partito perlomeno con l’accelleratore tirato…

Commenti

Unknown ha detto…
Bene, chissà quante altre aziende sono coinvolte..ma alla fine temo che questa "Brunellopoli" si risolverà in un 'niente di fatto' come in Calciopoli, Tangentopoli, Vallettopoli.. Adesso: il Brunello di Montalcino "BANFI" 2002 (forse mi salvo?!?mah..) che conservo coricato e impolverato... che ci faccio? Lo vendo agli americani????

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