Gran Cru Classe Margaux 2000 - Château Prieuré-Lichine
Dopo il Cuvèe 734 di Jaquesson il mio pranzo del primo dell'anno è continuato abbinato al vino francese. Dallo Champagne ci siamo spostati a Bordeaux per il Gran Cru Classe Margaux 2000 di Château Prieuré-Lichine.
Storicamente, la coltivazione delle vigne dell’attuale Château fu inizialmente portata avanti dai monaci benedettini che utilizzavano l’uva per le cene o leloro cerimonie religiose.
Nel 1789, dopo la rivoluzione francese, la proprietà fu sequestrata e poi venduta ai diversi Château circostanti - tra i quali il famoso Château Palmer - ed in piccola parte fu acquistata da Monsieur Pagès.
Nel tempo la proprietà è cambiata diverse volte portando di conseguenza anche alla trasformazione del nome, da La Prieuré a Prieuré-Cantenac, per diventare alla fine Prieuré-Lichine quando, nel 1951, Alexis Lichine acquistò gli allora 11 ha di vigneto.
Ad oggi gli ettari sono circa 70, sparsi tutti nel comune di Margaux.
La maggior parte locati a nord di Cantenac, su uno dei crinali ghiaiosi che caratterizzano il Médoc. Le viti, piantate con una densità di c.a. 8500 ceppi per ettaro, sono per il 54% di Cabernet Sauvignon, per il 40% Merlot e le restanti a Petit Verdot, 5%, e a Cabernet Franc, 1%.
La vendemmia è fatta manualmente. La prima fermentazione avviene in vasche di cemento a temperatura controllata, per poi passare alla macerazione che dura fra le tre e le quattro settimane. Per 16 mesi il vino è quindi affinato in botti di rovere, la metà delle quali di primo passaggio.
Château Prieuré-Lichine è il suo grand vin; annualmente ne sono prodotte circa 20.000 bottiglie.
L’ho aperto 2 ore prima del pranzo.
Dal rosso rubino scuro tendente al granato, al naso è complesso con un bouquet tipico dei Margaux classici.
Note di frutta di bosco, mora, ribes, accompagnate da grafite, pelle, funghi, sigaro, caffè, cioccolato, con piccoli spruzzi di spezie.
Anche in bocca le aspettative non sono state disattese.
Tannini ormai perfetti per un vino dalla bella struttura ma non invadente, elegante e perfettamente equilibrato.
Un finale molto lungo dove riescono fuori i frutti maturi.
Bevuto rapidamente, per quanto era buono.
PS: Dopo la morte di Lichine nel 1989, la proprietà fu gestità dal figlio che assunze da consulente Michel Rolland sino al 1999, anno in cui la proprietà passò al Gruppo Ballande.
Avrà ancora inciso con il suo stile “particolare” nell’annata 2000?
Storicamente, la coltivazione delle vigne dell’attuale Château fu inizialmente portata avanti dai monaci benedettini che utilizzavano l’uva per le cene o leloro cerimonie religiose.
Nel 1789, dopo la rivoluzione francese, la proprietà fu sequestrata e poi venduta ai diversi Château circostanti - tra i quali il famoso Château Palmer - ed in piccola parte fu acquistata da Monsieur Pagès.
Nel tempo la proprietà è cambiata diverse volte portando di conseguenza anche alla trasformazione del nome, da La Prieuré a Prieuré-Cantenac, per diventare alla fine Prieuré-Lichine quando, nel 1951, Alexis Lichine acquistò gli allora 11 ha di vigneto.
Ad oggi gli ettari sono circa 70, sparsi tutti nel comune di Margaux.
La maggior parte locati a nord di Cantenac, su uno dei crinali ghiaiosi che caratterizzano il Médoc. Le viti, piantate con una densità di c.a. 8500 ceppi per ettaro, sono per il 54% di Cabernet Sauvignon, per il 40% Merlot e le restanti a Petit Verdot, 5%, e a Cabernet Franc, 1%.
La vendemmia è fatta manualmente. La prima fermentazione avviene in vasche di cemento a temperatura controllata, per poi passare alla macerazione che dura fra le tre e le quattro settimane. Per 16 mesi il vino è quindi affinato in botti di rovere, la metà delle quali di primo passaggio.
Château Prieuré-Lichine è il suo grand vin; annualmente ne sono prodotte circa 20.000 bottiglie.
L’ho aperto 2 ore prima del pranzo.
Dal rosso rubino scuro tendente al granato, al naso è complesso con un bouquet tipico dei Margaux classici.
Note di frutta di bosco, mora, ribes, accompagnate da grafite, pelle, funghi, sigaro, caffè, cioccolato, con piccoli spruzzi di spezie.
Anche in bocca le aspettative non sono state disattese.
Tannini ormai perfetti per un vino dalla bella struttura ma non invadente, elegante e perfettamente equilibrato.
Un finale molto lungo dove riescono fuori i frutti maturi.
Bevuto rapidamente, per quanto era buono.
PS: Dopo la morte di Lichine nel 1989, la proprietà fu gestità dal figlio che assunze da consulente Michel Rolland sino al 1999, anno in cui la proprietà passò al Gruppo Ballande.
Avrà ancora inciso con il suo stile “particolare” nell’annata 2000?
Commenti