Le Chiuse e le Crete (Senesi)
Il sole sta sorgendo.
La zona delle Crete Senesi è come sempre bellissima. Lande “desolate”, borghi bellissimi, e vigne sparse qua e la.
Per questa toccata e fuga avevo scelto l’azienda che avevo personalmente scoperto al corso AIS Sangiovese tenuto a Roma da Armando Castagno nel 2009.
Nella prima serata sul Brunello avevamo degustato il loro Riserva ’99. Uno di tutti i sangiovese bevuti che più mi aveva colpito, anche in considerazione della sua “poca fama” di allora.
Dico di allora perché più di recente, se leggiamo qua e la, fra forum sul vino e guide varie, le bottiglie recensite sono un po’ da tutti valutate come ottime.
Le origini dell’azienda sono molto antiche.
La proprietà era parte dei possedimenti della famiglia Biondi Santi.
E’ dal 1986 che, ereditata la proprietà dalla mamma Fiorella Biondi Santi, Simonetta Valiani ha iniziato a produrre per conto proprio il Brunello "Le Chiuse. Sino ad allora la madre, poco interessata alla produzione del vino e dell’olio, aveva lasciato in affitto la proprietà al fratello Franco Biondi Santi che la utilizzò sino al 1990 per la produzione del suo Brunello Riserva. (le vigne di sua proprietà sono confinanti.)
Impegnata Simonetta Valiani con suo marito Nicolò Magnelli per il Road show dei Vini Toscani in Vietnam - assieme a Cina e Singapore uno dei mercati orientali per il quale hanno un’elevata domanda - mi accoglie a “Le Chiuse” suo figlio Lorenzo Magnelli.
Cominciamo a passeggiare fra i vigneti esclusivamente di sangiovese che crescono, su terreni di tufo immersi nelle crete, seguendo dal 2001 i dettami dell'agricoltura biologica.
Sono 7 ettari, di cui 6 vitati a Brunello (clone di Sangiovese Grosso) e 1 a Rosso di Montalcino, tutti a cordone speronato con un’età media di 8 anni.
Potremmo dire giovani, ma è da tener in considerazione che sono state tutte reimpiantate pian piano da una selezione massale di gemme prese da ceppi di 60-70 anni delle vigne de Il Greppo di Biondi Santi a est di Montalcino.
Sono vigne a 300mt slm esposte a N/NE con una resa bassa, circa 40 quintali per ettaro. Motivo? Un’attenta selezione delle uve con diradamenti manuali successivi. (qualità e quantità sappiamo bene che nelle vigne non vanno alla pari, anzi!)
Terminato il giro, entriamo nella cantina sotterranea.
Sotterranea per permettere la caduta gravitazionale delle uve vendemmiate, diraspate e pigiate nelle vasche d’acciaio.
La vinificazione avviene in vasche d’acciaio di 5000/1000 lt. a 29° massimo (temperatura controllata con un sistema di raffreddamento esterno) per un periodo che mediamente va dalle 2 alle tre settimane, durante le quali tre volte al giorno sono fatti rimontaggi e follatura.
Fatta poi la sfecciatura, il vino viene messo in botti grandi di Slavonia dagli 11 ai 24 ettolitri per quattro anni.
Saliamo quindi nella sala degustazioni.
Brunello di Montalcino Ris. 1999: Granato. Naso intrigante, complesso, con agrumi, confettura, spruzzi di menta, erbe aromatiche, cuoio e note ferrose. Morbido e caldo in bocca con incredibile persistenza.
Brunello di Montalcino 2005: Rubino con unghia granata, ha un bel bouquet fiori, ciliegia, spezie, e note salmastre. Bellissimo anche al gusto con bell’acidità, equilibrio e struttura. Di grande finezza.
Rosso 2009: bella frutta fresca. Godurioso. Ideale per accompagnare lauti pranzi a base carne.
Sono vini tipici, eleganti, che ho apprezzato molto. (molte bottiglie infatti riempivano il bagagliaio della mia macchina durante il ritorno a Roma).
Un azienda che consiglio di visitare.
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