Brunello: cronaca dell'incontro Ziliani vs Cav. Rivella

Venerdì scorso nell’aula magna storica dell’Università degli Studi di Siena si è tenuto un confronto senza esclusione di colpi fra il famoso giornalista Franco Ziliani (www.vinoalvino.org) e il Cav. Ezio Rivella, storico direttore generale delle cantine Banfi.
Il confronto si è tenuto dopo gli scandali di febbraio sul Brunello di Montalcino e la provocazione lanciata lo scorso giugno da Ziliani proprio nei confronti di Rivella viste le due opposte opinioni riguardo allo scandalo.


Molti produttori di Montalcino si stanno giocando l’identità del loro prodotto. Io ho dato un piccolo contributo (nel suo blog, ndr) per far emergere l’evidenza: sono in molti ad impugnare la purezza del sangiovese per poi fare altro in cantina. Erano anni che queste cose stavano sotto gli occhi di tutti.”, questo quanto ha affermato Ziliani all’inizio del dibattito.
In sostanza, a Montalcino e nell’mondo del vino in genere, negli anni ci sono stati troppi silenzi a partire dagli organi ufficiali di stampa fino ai produttori stessi. Tutti sapevano che qualcosa non andava, ma si continuava a pubblicizzare la purezza del sangiovese lucrando sul Brunello, mentre in cantina si faceva altro.

Rivella replica che si sta parlando di un vino che ha fatto la fortuna dei produttori così come è stato venduto. La sua posizione quindi è che il vino debba essere buono a prescindere dai disciplinari, è che è questo che fa il fatturato, non il rispetto delle regole.
E, provoca l’aula e tutta l’audience con l’affermazione che, nei mercati internazionali è il Brunello oggi sul banco degli imputati, tagliato con altre uve, ad essere stato il più apprezzato, non il Brunello che Ziliani si ostina a difendere, quello a base 100% Sangiovese. “ Il Brunello che ha conquistato il mondo non è quello di cui parla Ziliani: è l’Altro. Rimbocchiamoci le maniche, per il passato giudicheranno i tribunali. Per il futuro bisogna impostare un disciplinare elastico perché un sistema produttivo troppo complicato non è rispettabile dai produttori e non è comprensibile dai consumatori.”.
Un’ammissione quindi che i mercati internazionali hanno premiato con numeri impressionanti i Brunelli "migliorati" dall'uso di vitigni esclusi dal disciplinare, perché erano proprio come il gusto che il consumatore li voleva.
Quindi secondo il Cav. Rivella, tutto il caos odierno si sarebbe potuto evitare con una modifica all’attuale disciplinare, non più sangiovese in purezza per il Brunello DOCG, ma fino ad un 15% di un altro vitigno, perché sempre secondo Rivella il sangiovese, è sì un ottimo vitigno, ma deve essere arricchito perché spesso magro nella struttura e carente nel colore.

Anche secondo l’enologo Vittorio Fiore, spalla di Rivella nel dibattito, “il vitigno è importante ma non intoccabile, visto che i nostri disciplinari sono obsoleti e fanno acqua da tutte le parti“.

Sentiti esprimere questi concetti, anche con una certa arroganza da parte del cav. Rivella, nell’aula Magna la folla si schiera decisamente dalla parte di Ziliani.

Ziliani riprendendo la parola pone la questione sulle responsabilità dello scandalo.“La causa di tutto questo -afferma- sono stati quei produttori che non hanno rispettato le regole del gioco. La partita del Brunello si gioca secondo le regole del disciplinare scelte dai produttori: i problemi li hanno creati i furbetti delle vigne e delle cantine. Chi lo ha fatto nel 2003 l’avrà probabilmente fatto anche prima. E dopo. Non è giusto cambiare il disciplinare per mandare in prescrizione il reato.


Secondo l’enologo Fiore il problema delle DOC/DOCG è che oggi non sono più adeguate perché create negli anni Sessanta con disciplinari oramai superati. Per questo insiste Rivella bisognerebbe mettere la sfida sul piano commerciale, lasciando scegliere al consumatore quale Brunello acquistare, una volta permesso nel disciplinare il taglio del sangiovese.

Mentre in aula l’atmosfera è sempre più calda – anche per i modi non certo moderati di Rivella, a mio avviso definibili anche arroganti a volte – Ziliani, mantiene la sua posizione sostenendo che non ha senso cambiare la fisionomia del Brunello; il 15% di un altro uvaggio altererebbe e di molto l’anima di questo vino. Per altro si chiede “Se si apre la breccia con il Brunello siamo sicuri che poi il prossimo passo non sia di snaturare anche il Barolo? In questo modo volete la morte del vino. Uccidendo il Brunello piano piano tenterete di uccidere tutti gli altri grandi vini italiani.


Rivella riprende a rispondere in aula alle animate domande del pubblico che per lo più sono in linea con il POV di Ziliani e nonostante si sarebbe proseguiti ancora a lungo il moderatore per problemi di tempo dopo quasi 2 ore interrompe il dibattito.

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