Il papà del Brunello di Montalcino di Gian Luca Mazzella
L'articolo di Gian Luca Mazzella sull'evento Sangiovese Purosangue, il Rosso di Montalcino e i migliori bevuti durante l'evento.
Nei giorni scorsi si è tenuto l’evento Sangiovese Purosangue, organizzato dall’Enoclub Siena, che ha radunato 45 aziende vinicole per presentare a Roma il loro Rosso di Montalcino. Un vino che, oscillando fra gli 8 e i 10 euro di media in cantina, rappresenta uno dei vini più buoni e convenienti d’Italia. Non di rado è ottenuto dalle stesse vigne vocate con cui si fa il Brunello, ma senza gli anni d’affinamento del Brunello stesso: in pratica un vino che combina il carattere e la bevibilità del Sangiovese (l’unico vitigno con cui viene fatto) alla densità dei vini di Montalcino.
Il Rosso è un vino noto, per luoghi comuni, e al contempo ignoto, per storia e importanza. Tanto che sono stati opportuni gli interventi in conferenza stampa di Stefano Cinelli Colombini ed Enzo Tiezzi: il Rosso non è il “fratello povero” del Brunello, come è superficialmente detto, ma è il papà del Brunello. Primo fra i vini rossi fatti a Montalcino, a partire dalla fine del XVII secolo, quand’ancora il borgo medievale occupava un posto di rilievo lungo la via Francigena, che è stata una delle strade di pellegrinaggio più importanti dell’Occidente cristiano. Re, nobili, papi, cardinali e pellegrini di tutta Europa hanno camminato lungo tale strada, per arrivare a Roma, in visita alla tomba dell’apostolo Pietro: una delle tre peregrinationes maiores. Inoltre la Francigena era l’unica via sicura, con i mari infestati da pirati e le vie romane degradate. Pertanto a Montalcino non mancava la richiesta di vino, anche da parte dei palati più raffinati al mondo: il borgo ottenne diritto di porto franco, una specie di duty free, e dal vino dolce Moscadello si passò a fare vino Rosso maturato in legno per qualche anno. Nasceva il Rosso di Montalcino. Il nome Brunello cominciò a essere usato solamente, e da pochi, alla metà dell’Ottocento: quando i vini cominciano ad essere premiati nei concorsi enologici di tutta Europa. Nei primi decenni del Novecento “nascono tante idee che sono alla base della moderna commercializzazione e produzione del vino di qualità italiano. Nel 1931 Fattoria dei Barbi inizia a vendere il Brunello per corrispondenza, con una mailing a tutti gli avvocati e medici d’Italia. Negli stessi anni i Biondi Santi iniziano a spedire Brunello in USA ed in vari paesi esteri; interessante una foto del primo camion per gli USA, e la innovativa bottiglia da 0,100 Litri in confezione antiurto per l’invio dei campioni… Nel 1937 il Podestà Giovanni Colombini inaugura la prima Enoteca Pubblica d’Italia nella restaurata Fortezza, e il regolamento obbliga alla vendita dei soli prodotti agricoli confezionati del territorio. Nel 1950 la Fattoria dei Barbi realizza la prima cantina d’Italia sempre aperta ed attrezzata per la degustazione e vendita al pubblico del vino in bottiglia… Nel 1964 due eventi traumatici distrussero quasi tutto quanto era stato faticosamente creato. Il primo fu nazionale; venne abolita la mezzadria e le aziende non trovarono le risorse economiche per riconvertirsi a lavorazioni meccanizzate. Il secondo fu locale, ma per noi devastante; venne aperta l’Autostrada del Sole, e all’improvviso da Montalcino non passò più nessuno. Il paese perse improvvisamente quei milioni di transiti all’anno su cui viveva… In dieci anni il Comune perse il 70% della popolazione. Delle Fattorie che avevano fatto la storia del Brunello ne sopravvissero cinque o sei, e a loro si aggiunse qualche decina della neonate aziende a conduzione diretta…”.
Insomma bisognò ricominciare da capo. La separazione ufficiale fra Rosso e Brunello avviene nel 1967, alla nascita del Consorzio. La nascita della DOC del Rosso è del 1983. Oggi ci sono 550 ettari di vigna iscritti a Rosso, per circa 3.200.000 bottiglie (al 2010).
Il Rosso di Montalcino, se fatto con perizia, è un vino caratteristico ma anche longevo, come attestano alcune bottiglie mature presentate all’evento: splendidi i vini di Soldera (1983- 1978- 1977), rappresentativi quelli di Baricci (1975), ineffabile il 1988 di Salvioni. Ovviamente il Rosso è buono anche dopo due anni dalla vendemmia, specie abbinato a primi piatti di ragù o funghi, ma ad alcuni crostini o salumi toscani.
Un elenco dei migliori Rosso di Montalcino assaggiati all’evento:
Eccellenti
Poggio di Sotto 2007 e 2006; Salvioni 2007 e 2005
Ottimi
Sesti 2001 e 2004; Poggio di Sotto 2008; Salvioni 2009; Salicutti 2008 Sorgente; Lisini 2009; Collosorbo 2009; Fonterenza 2009; Le Chiuse 2008 e 2009; Pian dell’Orino 2004;
Molto Buoni
Stella di Campalto 2008; Podere le Ripi 2008; Collosorbo 2008; Fonterenza 2006; Le Chiuse 2008; Lisini 2006; San Lorenzo 2004; Col d‘Orcia Banditella 2009; Baccinetti 2007 e 2006; Piancornelio 1999 e 2007; San Polino 2007; Salicutti 2007; Livio Sassetti Pertimali 2007; Baccinetti 2007
Buoni
Le Ragnaie 2009; Sante Marie Colleoni 2009; Capanna 2009; Conti Costanti 2009; San Lorenzo 2009; Il Marroneto 2007; Le Macioche 2009; Marchesato degli Aramici 2007; Baccinetti 2006
P.s. non siamo riusciti ad assaggiare i vini dell’azienda Mastrojanni. Mancavano all’evento i vini di Cerbaiona (deliziosi) e di Canalicchio di Sotto
(Foto di Andrea Federici)
Il Rosso è un vino noto, per luoghi comuni, e al contempo ignoto, per storia e importanza. Tanto che sono stati opportuni gli interventi in conferenza stampa di Stefano Cinelli Colombini ed Enzo Tiezzi: il Rosso non è il “fratello povero” del Brunello, come è superficialmente detto, ma è il papà del Brunello. Primo fra i vini rossi fatti a Montalcino, a partire dalla fine del XVII secolo, quand’ancora il borgo medievale occupava un posto di rilievo lungo la via Francigena, che è stata una delle strade di pellegrinaggio più importanti dell’Occidente cristiano. Re, nobili, papi, cardinali e pellegrini di tutta Europa hanno camminato lungo tale strada, per arrivare a Roma, in visita alla tomba dell’apostolo Pietro: una delle tre peregrinationes maiores. Inoltre la Francigena era l’unica via sicura, con i mari infestati da pirati e le vie romane degradate. Pertanto a Montalcino non mancava la richiesta di vino, anche da parte dei palati più raffinati al mondo: il borgo ottenne diritto di porto franco, una specie di duty free, e dal vino dolce Moscadello si passò a fare vino Rosso maturato in legno per qualche anno. Nasceva il Rosso di Montalcino. Il nome Brunello cominciò a essere usato solamente, e da pochi, alla metà dell’Ottocento: quando i vini cominciano ad essere premiati nei concorsi enologici di tutta Europa. Nei primi decenni del Novecento “nascono tante idee che sono alla base della moderna commercializzazione e produzione del vino di qualità italiano. Nel 1931 Fattoria dei Barbi inizia a vendere il Brunello per corrispondenza, con una mailing a tutti gli avvocati e medici d’Italia. Negli stessi anni i Biondi Santi iniziano a spedire Brunello in USA ed in vari paesi esteri; interessante una foto del primo camion per gli USA, e la innovativa bottiglia da 0,100 Litri in confezione antiurto per l’invio dei campioni… Nel 1937 il Podestà Giovanni Colombini inaugura la prima Enoteca Pubblica d’Italia nella restaurata Fortezza, e il regolamento obbliga alla vendita dei soli prodotti agricoli confezionati del territorio. Nel 1950 la Fattoria dei Barbi realizza la prima cantina d’Italia sempre aperta ed attrezzata per la degustazione e vendita al pubblico del vino in bottiglia… Nel 1964 due eventi traumatici distrussero quasi tutto quanto era stato faticosamente creato. Il primo fu nazionale; venne abolita la mezzadria e le aziende non trovarono le risorse economiche per riconvertirsi a lavorazioni meccanizzate. Il secondo fu locale, ma per noi devastante; venne aperta l’Autostrada del Sole, e all’improvviso da Montalcino non passò più nessuno. Il paese perse improvvisamente quei milioni di transiti all’anno su cui viveva… In dieci anni il Comune perse il 70% della popolazione. Delle Fattorie che avevano fatto la storia del Brunello ne sopravvissero cinque o sei, e a loro si aggiunse qualche decina della neonate aziende a conduzione diretta…”.
Insomma bisognò ricominciare da capo. La separazione ufficiale fra Rosso e Brunello avviene nel 1967, alla nascita del Consorzio. La nascita della DOC del Rosso è del 1983. Oggi ci sono 550 ettari di vigna iscritti a Rosso, per circa 3.200.000 bottiglie (al 2010).
Il Rosso di Montalcino, se fatto con perizia, è un vino caratteristico ma anche longevo, come attestano alcune bottiglie mature presentate all’evento: splendidi i vini di Soldera (1983- 1978- 1977), rappresentativi quelli di Baricci (1975), ineffabile il 1988 di Salvioni. Ovviamente il Rosso è buono anche dopo due anni dalla vendemmia, specie abbinato a primi piatti di ragù o funghi, ma ad alcuni crostini o salumi toscani.
Un elenco dei migliori Rosso di Montalcino assaggiati all’evento:
Eccellenti
Poggio di Sotto 2007 e 2006; Salvioni 2007 e 2005
Ottimi
Sesti 2001 e 2004; Poggio di Sotto 2008; Salvioni 2009; Salicutti 2008 Sorgente; Lisini 2009; Collosorbo 2009; Fonterenza 2009; Le Chiuse 2008 e 2009; Pian dell’Orino 2004;
Molto Buoni
Stella di Campalto 2008; Podere le Ripi 2008; Collosorbo 2008; Fonterenza 2006; Le Chiuse 2008; Lisini 2006; San Lorenzo 2004; Col d‘Orcia Banditella 2009; Baccinetti 2007 e 2006; Piancornelio 1999 e 2007; San Polino 2007; Salicutti 2007; Livio Sassetti Pertimali 2007; Baccinetti 2007
Buoni
Le Ragnaie 2009; Sante Marie Colleoni 2009; Capanna 2009; Conti Costanti 2009; San Lorenzo 2009; Il Marroneto 2007; Le Macioche 2009; Marchesato degli Aramici 2007; Baccinetti 2006
P.s. non siamo riusciti ad assaggiare i vini dell’azienda Mastrojanni. Mancavano all’evento i vini di Cerbaiona (deliziosi) e di Canalicchio di Sotto
(Foto di Andrea Federici)
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