Fiorano Rosso Botte 30 1988 - Principe Boncompagni Ludovisi


Nel Bibenda Day 2010 ho degustato un vino introvabile. Una leggenda.

La sua piccola ma grande fama nel mondo nasce nel 1972 quando, sulla rivista Panorama, Veronelli scrive di un abbinamento fra un piatto di scampi all’armagnac ed un Fiorano bianco 1961!!!

Fu nei primi anni 50 che Veronelli scoprì i Fiorano. Andò a visitare la tenuta a Fioranello, 20km a sud di Roma lungo l’Appia Antica, incontrando fra le vigne il Principe Alberico Boncompagni Ludovisi, principe di Venosa, la cui famiglia include due papi e risale ad almeno 1.000 anni fa.
Strinsero un amicizia e Veronelli cominciò a recensire i vini con entusiasmo ed una certa frequenza, affermando in un occasione "Se abitassi a Roma, implorerei ogni mattino alla porta del principe per averli".

Tornando alla storia, l’azienda nasce nel 1946, quando il Principe Boncompagni Ludovisi ereditò Fiorano.
La sua prima scelta, anticipando di anni (!) altri produttori, fu di piantare i vitigni internazionali Cabernet Sauvignon e Merlot in sostituzione delle vigne allora presenti in azienda. A queste affianca poi la Malvasia di Candia, un'uva comune nel Lazio che non garantisce solitamente grandi vini come i suoi, e il Sémillon, uva inesistente in Italia ma portante per i bianchi di Bordoux (vedi Sauternes).

E’ stata una della prime, se non la prima, aziende biodinamica in Italia.
Praticava agricoltura organica senza utilizzare disserbanti, prodotti chimici o di sintesi.
Produceva tre vini intensi e concentrati - uno rosso e due bianchi – lasciandoli invecchiare in grandi botti numerate, mai sostituite dal 1946, e ricoperte da una muffa naturale bianca ritenuta un fattore positivo per il suo vino dal Principe Boncompagni Ludovisi.
Incredibili poi i tappo in bottiglia lunghi appena 3,5cm. Ci si chiede infatti come, con un tappo così, sia possibile il loro durare nel tempo trasmettendo sempre emozioni.
Sono vini immortali.

Oggi le vigne non esistono più. Il Principe ammalatosi nel 1990 (scomparso poi nel 2005) scelse nel 1995, senza motivarlo pubblicamente, di espiantare le vigne di Malvasia di Candia e di Semillon lasciando solo 8 filari di Merlot e Cabernet Sauvignon fino al 1998.
Molti ancora oggi si chiedono cosa lo spinse a fare questa scelta.
Considerando che sua figlia Francesca è sposata con Piero Antinori dal 1966, leggende ritengono che lo fece perché non in linea con lo stile “moderno” di Antinori per la produzione futura dei suoi vini.
Anche Antinori telefonicamente affermò "Quando non è più stato in grado di fare il vino a modo suo, secondo i vecchi metodi, ha probabilmente preferito smettere la produzione".
Fiorano Rosso è un taglio bordolese 50% Cabernet Sauvignon e 50% Merlot.

Prendo il bicchiere piano piano per i brividi e le attese.
Il Colore granato è davvero intenso con incredibili e inattesi riflessi giovani. Al naso è elegante e finissimo. Ricorda i vecchi bordeaux. Note di carne cruda, mina di matita, grafite, liquirizia, humus, una bella mineralità e accenni di radici.
Invade la bocca in splendida armonia. Perfetto anche dopo i suoi 20 anni. Il finale è minerale tipico dei Castelli Romani (in my opinion dovrebbe esser preso ad esempio da altri produttori locali… ma per i vini del Lazio è una lunga storia …)

Un futuro?
Se leggi qui, o qui, vedrai che le figlie di Antinori, ereditiere e attuali proprietarie, con l’enologo Renzo Cotarella, hanno come obiettivo il reimpianto delle vigne per il 2011.

L’auspicio è che non avesse ragione il Principe Boncompagni Ludovisi e che il nuovo Fiorano riesca a non sminuire i ricordi e le emozioni vissute bevendo il Suo Fiorano Rosso.
Un vino indimenticabile dopo aver avuto la fortuna di berne un bicchiere al Bibenda Day 2010. (scatti)

Commenti

Armando Castagno ha detto…
Bravo Andrea, belle note.
Andrea Petrini ha detto…
Il solo (grande) rammarico per non esser potuto venire al Bibenda Day.
Complimenti per il post

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