Boca: le emozioni della verticale di Antonio Cerri
Serata emozionante quella trascorsa fra amici attorno ad un tavolo l'altra sera.
E forse definirla emozionante è un termine riduttivo.
Soprattutto considerando che siamo stati forse gli unici che hanno avuto l'opportunità di fare una verticale storica (2004 / 1999 / 1990 / 1075 / 1071 / 1070 / 1964 / 1961 /1950) del Boca di Antonio Cerri.
Partiamo con alcuni appunti sulla 5° lezione del corso Terroir di Armando Castagno all'AIS: il Boca
Boca è un piccolo paese in provincia di Novara, al centro di uno splendido paesaggio immerso nei boschi nel cuore del Parco Naturale Monte Fenere, tra la Valsesia e il lago d’Orta, con alle sue spalle le Alpi Pennine.
In queste zone la
cultura della vite esisteva già ai tempi della colonizzazione romana.
Fino ai
primi anni ‘50 del XX° secolo la zona
era una gemma dell’enologia italiana, un territorio vocatissimo e molto
rinomato per la produzione di vini d’eccellenza, grazie anche ad un microclima unico, in una zona alpina fredda, ma con una lumionsità incredibile che riscalda molto il terreno.
Nel 1890 si contavano circa 11.000 ettari di vigneto.
Poi nel
dopoguerra, il richiamo della grandi
città limitrofe - Milano, Novara, Biella - e l'industrializzazione ha spinto molti
dei giovani ad abbandonare l’agricoltura e le campagne e così, piano piano, i boschi si
sono ripresi quasi per intero i terreni di porfido portando la
superficie vitata a soli 700 ha.
Nel 1995, quando Christoph Künzli ed Alexander Trolf, su suggerimento di
De Marchi (Isole e Olena) presero appuntamento per visitare la cantina di Antonio
Cerri trovarono una situazione ben diversa… solo circa 11ha erano vitati.
Attualmente,
grazie anche, se non soprattutto a loro e alla bellissima storia
legata ad Antonio Cerri, il vino di Boca sta progressivamente riacquistando
notorietà.
Boca è “una
goccia del mare” , la DOC più piccola in termini di superfice dell’Alto
Piemonte ma allo stesso tempo forse la qualitativamente più grande E’ un
terroir capace di distinguersi per la qualità e tipicità dei suoi vini grazie
ai suoi terreni vulcanici, aridi e molto acidi.
E’ un Nebbiolo
ben diverso da quelli delle Langhe o dalle altre zone del nord Piemonte.
Sono
d’incredibile eleganza, minerali, acidissimi e precisi, dall’enorme potenziale
di invecchiamento, che rispecchiano appieno il loro terroir di provenienza.
La denominazione insiste su 5 comuni.
Boca è il
principale e unico intero Comune della piccola DOC Boca del Nord Piemonte,
riconosciuta nel 1969, assieme a parti parziali di Cavallirio, Grignasco,
Maggiora e Prato Sesia.
Ad un'altitudine
media di circa 400 mt è evidente nella DOC la difficoltà di impianto. Sono necessari i
muretti a secco con un singolo filare per gradino a causa delle pendenze
estreme e un con la continua lotta contro il bosco intorno.
Il territorio è
“nordico”. Non solo per la vicinanza al massiccio del Monte Rosa, il più esteso
massiccio dell’intera catena Alpina, ma anche per la latitudine pari a quella
di Bordeaux.
E’ un terreno
unico in Italia con venature di porfido di origine vulcanica (ghiaioso e
roccioso) di colore rosa che affiorano nei vigneti di Boca e che permettono
alla vite di trovare le sostanze nutritive anche in condizioni apparentemente
meno fertili di altre, e con 3.3ph, il più acido in Italia.
Il clima mite
delle Alpi è caratterizzato da notevolissime escursioni termiche fra giorno e
notte e da alte temperature autunnali.
Questo assieme al
sole intenso vista l’esposizione a sud e la protezione della montagna per i
venti provenienti da nord offre le condizioni migliori per una perfetta
maturazione delle uve.
Legislazione: rispetto a quanto
possiamo leggere nell’articolo di Armando Castagno sul numero 30 del Bibenda2009, sono cambiati diversi punti in modo sostanziale nel disciplinare con le
modifiche del 2010 e 2011.
A seguire copio i primi 3 articoli principali del
Sezione Qualità e
Sicurezza Vini DOP e IGP
È consentita
l’indicazione del nome del vigneto se censito. Con requisiti molto più severi
in termini di rese massime. Max 72 q.li per ettaro. Non gli 80 del “base”. Sono
cambiate anche le % minime del nebbiolo 70 min e 90 max e non il precedente
45/70.
Il boca è frutto della sinergia territoriale fra nebbiolo e
vespolina/uva rara.
Articolo. 1
Denominazione e
vini
1. La
denominazione di origine controllata "Boca" è riservata ai vini rossi
che rispondono alle condizioni ed ai requisiti prescritti dal presente
disciplinare di produzione, per le seguenti tipologie e menzioni:
"Boca"
"Boca"
riserva.
Articolo 2
Base
ampelografica
1. I vini
"Boca" e "Boca" riserva devono essere ottenuti dalle uve
provenienti, nell’ambito aziendale, dai seguenti vitigni nella proporzione
appresso indicata:
Nebbiolo
(Spanna):dal 70% al 90%; Vespolina e Uva
rara (Bonarda novarese): da sole o congiuntamente dal 10% fino al 30%.
Articolo 3
Zona di
produzione delle uve
1. Le uve devono
essere prodotte nella zona di produzione appresso indicata che comprende in
tutto il territorio comunale di Boca, in parte quello di Maggiora, Cavallirio,
Prato Sesia e Grignasco. Per questi ultimi con l’esclusione dei territori a sud
della strada provinciale Borgomanero – Prato Sesia e a ovest della strada
provinciale della Valsesia.
Zona prod. Boca +
parte altri comuni prov. Novara
Esclusi vigneti
sotto 300mt e sopra 350 e tutti i vigneti di fondovalle anche se oltre i 300mt
(dove non arriverebbe il sole).
Esclude quindi il recupero dei terreni ormai
abbandonati sopra 550mt
I vitigni:
Nella metà degli anni 90, La DOC BOCA era oramai quasi dimenticata, oltre ad Antonio Cerri (1915–1997) a produrne c’erano poche aziende, fra queste Castello Conti e l’Azienda Vallana, una notissima azienda che produceva nei primi anni ‘50 vini stratosferici. (Se leggiamo il Bolaffi di Veronelli vi sono molte più pagine per quest’azienda che per Biondi Santi o Gaja per esempio).
Antonio Cerri fino al 1991 produceva circa 2.500 litri di vino ogni anno dai suoi 0,6 ettari del suo vecchio vigneto di spanna (oltre 50 anni) Vigna Cerri a "Campo delle Piane", situato sopra il paese e circondato dalla foresta.
Oltre al territorio unico delle vigne, il Boca prodotto dal Cerri è stato caratterizzato soprattutto dal fatto che in vigna è stato molto selettivo, scegliendo con cura solo le uve migliori, e dall’utilizzo in cantina di antiche tecniche di vinificazione, dall’uso di fermentazione spontanea e dalle lunghe macerazioni.
Ha infatti tenuto i suoi vini in botte per anni prima di rilasciarli, vendendoli a livello locale.
Nel 1988 lo svizzero Christoph Künzli e l’amico enologo Alexander Trolf furono presentati a Cerri da Paolo de Marchi (Isole e Olena).
Fu un incontro determinante per la rinascita del Boca.
Assaggiarono tutte le annate prodotte da Antonio Cerri, restando molto colpiti soprattutto dalle incredibili potenzialità di questo vino. Questo considerando anche la minima attrezzatura che utilizzava Cerri nella sua piccola cantina. Avrebbero voluto subito acquistare Vigna Cerri, ma Cerri resistette alla proposta per alcuni anni.
Nel 1995, raggiunti gli 80 anni di età e trascorso un periodo difficile di malattia che non gli permetteva di mantenere i ritmi della vigna e della cantina, Antonio Cerri decise di ritirarsi e di vendere la sua vigna e la sua cantina con le ultime vecchie bottiglie rimaste e le botti prodotte dal 1984 al 1991 a Christoph Künzli.
Anche, se non soprattutto, affinché il Boca potesse continuare ad esistere.
Nasce così nel 1998 l’azienda “Le Piane” e rinasce il “Boca”.
Oltre al piccolo vigneto Campo delle Piane, negli anni successivi furono acquistati altri piccoli appezzamenti, piantando nei nuovi vigneti alcuni nuovi migliori cloni di Nebbiolo.
Sono i più alti vigneti di Nebbiolo del Piemonte.
Un puzzle di circa 15 ettari allevati in parte a maggiorina – quello del’69 – e in parte - la più recente - a filare nelle zone di Montalbano, Mottosergo, Traversagna e Valvecchi .
Purtroppo un tragico incidente stradale impedì a Alexander Trolf di vedere la realizzazione dei suoi progetti, ma le sue idee ed i suoi sogni vivono nel nuovo vigneto "Meridiana”, che reimpiantò lui stesso.
Christoph Künzli usa pochissima tecnologia in cantina, "produce vini con la bocca”, assaggiando molto durante il processo di vinificazione per decidere le quantità percentuali della Spanna rispetto alla Vespolina.
Continua ad imparare, sperimentando alla ricerca del modo per rendere migliori vini così che riflettano pienamente il terroir della regione, mostrando la loro unicità.
L'azienda Le Piane ha contribuito in modo significativo a rivalutare un vino ed è divenuta un punto di riferimento ed un elemento trainante per la resurrezione di una regione vinicola morente, portando anche altri piccoli produttori del Boca alla ribalta nel nostro panorama vitivinicolo.
La verticale:
2004: Annata con le due uve di qualità eccelsa. Vino serio. Note di ciliegia, agrumi e the verde. Foglia bagnata. Finale con spruzzi minerali e terrosi.
Naso nebbioloso ma grande acidità e freschezza in bocca. Corposo
1990 (una delle ultime annate di Cerri): Imbottigliato nel 1998. Granato con sfumature aranciate. Note un po’ ridotte ma ancora integre. Naso terroso con foglie di tabacco, spezie, cipria e pepe bianco. Catrame, goudron e legno carbonizzato. Grande bocca con finale di limone e ancora bella beva.
1975: Annata minuscola (la 2002 degli anni 1970) con note di legumi, ittiolo, e di sottobosco.
1971: Stuoia, olii ed erbe aromatiche. Vermuth e Cent’erbe. Spruzzi di anice, menta radici, catrame vegetale e alghe marine. Chiusura fresca di tamarindo e scorza di cedro. Forse peraltro in questa il nebbiolo è 100%. Semplice ed elegante allo stesso tempo. Incredibile.
1970: Il mio coetaneo. Non ossidato, con un bouquet dai toni cupi, il tutto su note terziarie. Panorami foschi ma complessi. Armadio della nonna con spruzzi di canfora, naftalina, chiodi di garofano. Ruggine. Tic tac e boero. Arroccato
1964: Via il colore non è affatto ossidato. Tamarindo, frutta secca, fichi e glicine. Cioccolato, miele e torta di carota. Quasi ambile. Sembra un “demi-sec”. Con un leggero residuo zuccherino. Succosissimo
1961: Annata più calda del XX secolo. Secco con un naso “ultradimensionale” con alloro, marzapane, erbe balsamiche, burro e finocchietto. Miele grezzo, arancia amara e spruzzi terrosi. In bocca integro e austero. Spettacolare.
1950: un colore non contemplato nella scheda AIS. Complesso al naso. Polpa di fico fresco, vernice, lino, cotogna, buccia di mela, Verni-DAS, pop corn, vinili, UHU e pepe. In bocca ancora giovanissimo, con un finale di gelatina di albicocche. Uno dei più grandi vini che abbia mai bevuto nella mia vita (di certo il più “anziano”). Mitologico
Il Boca a colori: 2004 / 1999 / 1990 / 1975 / 1971 / 1970 / 1964 / 1961 /1950
Alcuni corsisti :-)
...e le vecchie bottiglie mai messe sul mercato ('75-'71-'70-'64-'61-'50 da destra vs sinistra)
Una serata che metto dentro il mio cuore.
Definita da tutti con diversi aggettivi.
Da emozionante, ad incredibile, da fantastica a memorabile, da irripetibile a ... non ho parole per descriverla.
E con un grazie di cuore corale da parte di tutti al nostro "amico-docente" Armando Castagno.
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