Coletti Conti e il Cesanese del Piglio DOCG
Anton Maria Coletti Conti è uno dei massimi esperti di Cesanese.
Nella mattinata di ieri abbiamo prima visitato le sue vigne a sud/ovest di Anagni, dove oggi sono locate alcune fra le più interessanti realtà vitivinicole dell'area del Cesanese del Piglio , recente unica DOCG del Lazio, quindi degustato i suoi eccellenti vini.
Abbiamo avuto il piacere di conoscerlo al corso per Sommelier AIS dove subito è emersa la sua enorme competenza agronomica nelle prime lezioni del corso che ci tenne proprio sulle lezioni inerenti la viticoltura.
In questa dolce giacitura collinare, con una splendida esposizione, “mediamente la densità è di 5.500 piedi per ettaro, ma va commisurata al cesanese o altri vitigni internazionali prodotti”, ieri ci puntualizzava.
Infatti la resa per pianta varia dal 1,500/1,600kg per il Cesanese utilizzato per l’Hernicus, al 1,200kg per il Cesanese del Romanico, così come per le uve alloctone del Cosmato, al nemmeno 1kg per l’incrocio Manzoni dai grappoli molto piccoli, utilizzato per l'Arcadia.
Quindi “fondamentale è trovare l’equilibrio fra la pianta e l’ambiente ed è un po’ una scommessa”.
“Il Cesanese è un vitigno molto influenzato dal terreno”, e Anton Maria Coletti Conti, conosce perfettamente i terreni dei suoi vigneti, terreni di natura vulcanica, dove “le radici, a distanze anche brevi le une dalle altre, traggono differenti preziosi elementi minerali influenzando in modo vegetale la pianta del vino”.
E’ grazie alle sue competenze che sceglie esattamente i tempi fondamentali per i risultati di un vino: quelli relativi alla potatura e alla raccolta. “L’80% - per lo meno - della qualità di un vino è garantita da come vengono condotte queste fasi, non certo da come in cantina poi si effettuano quelle successive. In cantina il lavoro è principalmente conservativo; con un ottima materia prima si può solo peggiorarlo, mentre se questa non è di qualità, con difficoltà si riuscirà a migliorarla, nonostante gli sforzi.”
Per questo motivo ogni giorno 6/7 operai lavorano in azienda per la gestione del vigneto.
Fondamentale ad esempio la defogliazione intorno al grappolo che permette un controllo del sole per il miglioramento del microclima evitando il ristagno dell’umidità a discapito del vitigno.
Così come fondamentale è il suo assaggio dell’uva per determinare quando effettuare la raccolta. E’ dalla masticazione delle bucce che riesce a determinare il giusto livello d’acidazione e far partire la vendemmia.
Dalle selezioni clonali del Cesanese ha creato l'Hernicus e il Romanico; altro vigneto particolare oltre a quelle è il Manzoni bianco 6.0.13, esposto a Nord/Sud. Un uva che, come Anton Maria Coletti Conti suggerisce, potrebbe essere definita “apolide” (che non è cittadino di alcuno stato) visto che è stato ottenuto negli anni ‘30 dal Prof. Manzoni negli studi condotti presso la Scuola di Viticoltura ed Enologia di Conegliano, fecondando il fiore del pinot bianco con il polline del riesling renano. Non è certo ovviamente autoctono ma nemmeno alloctono quindi. Condivido il suo punto di vista.
Spostandoci nella piccola ma funzionale cantina è proprio il bianco di punta aziendale, l’Arcadia 2008, il vino che assaggiamo per primo. Ha ovviamente, preso da botte, ancora la necessità di effettuare la fase di chiarificazione, ma già emergono profumi intensi soprattutto di frutta tropicale, ananas ed un bell’equilibrio con una buona acidità.
Prima di assaggiare poi il primo Cesanese del Piglio DOCG, Anton Maria ci sintetizza le fasi che compie per la produzione del vino rosso da lui prodotto.
Ci viene descritto che con la diraspapigiatrice il 100%, o quasi, dei raspi viene eliminato, ma la pigiatura non avviene; a rulli aperti, gli acini quasi totalmente ancora interi, passano per la maggior parte in serbatoi da 40q d’uva.
Aggiunti i lieviti selezionati seguono le follature manuali frequenti, da 4/6 al giorno per serbatoio, con un rimontaggio ad aria al giorno. Al termine della fermentazione che mediamente dura dai 12/20 giorni (un caso eccezionali la fece addirittura durare 2 mesi per un cesanese). Viene poi il mosto messo nelle barrique – di Allier, Troncais o altri produttori Francesi o USA/Cileni per nuove produzioni ancora da “assaggiare” – per periodi che vanno dai 12 ai 18 mesi e dipendono dal vino - tempo durante il quale viene effettuato il batonnage settimanale. Al termine il vino viene riportato in acciaio dove vengono fatte le chiarifiche e poi imbottigliato.
Assaggiamo quindi lo storico Hernicus dalla botte, che dalla vendemmia 2008 è DOCG. Ricordiamo: Cesanese di Affile 100%. Pochi mesi di barrique nuova, poi barrique di secondo e terzo passaggio. Poca la barrique perché molto alcolico: 16°. L’uscita della prima bottiglia DOCG sul mercato è prevista a novembre. Ottime prospettive.
Apriamo infine le bottiglie dei vini rossi aziendali già sul mercato e che hanno ottenuto ottimi risultati su tutte le guide ed… al mio assaggio… a prescindere da quanto valga il mio giuduzio. Due appunti sugli eccellenti Cesanesi:
Hernicus 2007
È un bel rubino compatto. Al naso sentori fruttati, di amarene, ciliegia, poi caffè, cioccolato, e note balsamiche e di spezie. Ha una bella personalità, un alcol notevole ma equilibrato dall’acidità, tannini ben presenti e fini. Ha un futuro evolutivo oltre che una bevibilità immediata.
Certo è che definirlo vino base aziendale è riduttivo.
Romanico 2006
Dal colore intensissimo, al naso ha profumi di violetta, frutta rossa, mirtillo, more, accompagnati da liquirizia, chiodi garofano e note d'incenso. Caldo ma fresco allo stesso tempo, ha un tannino ben presente ma non invadente
Elegante e PAI notevolissima. Ideale per arrosti di carni rosse o formaggi stagionati.
Nella mattinata di ieri abbiamo prima visitato le sue vigne a sud/ovest di Anagni, dove oggi sono locate alcune fra le più interessanti realtà vitivinicole dell'area del Cesanese del Piglio , recente unica DOCG del Lazio, quindi degustato i suoi eccellenti vini.
Abbiamo avuto il piacere di conoscerlo al corso per Sommelier AIS dove subito è emersa la sua enorme competenza agronomica nelle prime lezioni del corso che ci tenne proprio sulle lezioni inerenti la viticoltura.
In questa dolce giacitura collinare, con una splendida esposizione, “mediamente la densità è di 5.500 piedi per ettaro, ma va commisurata al cesanese o altri vitigni internazionali prodotti”, ieri ci puntualizzava.
Infatti la resa per pianta varia dal 1,500/1,600kg per il Cesanese utilizzato per l’Hernicus, al 1,200kg per il Cesanese del Romanico, così come per le uve alloctone del Cosmato, al nemmeno 1kg per l’incrocio Manzoni dai grappoli molto piccoli, utilizzato per l'Arcadia.
Quindi “fondamentale è trovare l’equilibrio fra la pianta e l’ambiente ed è un po’ una scommessa”.
“Il Cesanese è un vitigno molto influenzato dal terreno”, e Anton Maria Coletti Conti, conosce perfettamente i terreni dei suoi vigneti, terreni di natura vulcanica, dove “le radici, a distanze anche brevi le une dalle altre, traggono differenti preziosi elementi minerali influenzando in modo vegetale la pianta del vino”.
E’ grazie alle sue competenze che sceglie esattamente i tempi fondamentali per i risultati di un vino: quelli relativi alla potatura e alla raccolta. “L’80% - per lo meno - della qualità di un vino è garantita da come vengono condotte queste fasi, non certo da come in cantina poi si effettuano quelle successive. In cantina il lavoro è principalmente conservativo; con un ottima materia prima si può solo peggiorarlo, mentre se questa non è di qualità, con difficoltà si riuscirà a migliorarla, nonostante gli sforzi.”
Per questo motivo ogni giorno 6/7 operai lavorano in azienda per la gestione del vigneto.
Fondamentale ad esempio la defogliazione intorno al grappolo che permette un controllo del sole per il miglioramento del microclima evitando il ristagno dell’umidità a discapito del vitigno.
Così come fondamentale è il suo assaggio dell’uva per determinare quando effettuare la raccolta. E’ dalla masticazione delle bucce che riesce a determinare il giusto livello d’acidazione e far partire la vendemmia.
Dalle selezioni clonali del Cesanese ha creato l'Hernicus e il Romanico; altro vigneto particolare oltre a quelle è il Manzoni bianco 6.0.13, esposto a Nord/Sud. Un uva che, come Anton Maria Coletti Conti suggerisce, potrebbe essere definita “apolide” (che non è cittadino di alcuno stato) visto che è stato ottenuto negli anni ‘30 dal Prof. Manzoni negli studi condotti presso la Scuola di Viticoltura ed Enologia di Conegliano, fecondando il fiore del pinot bianco con il polline del riesling renano. Non è certo ovviamente autoctono ma nemmeno alloctono quindi. Condivido il suo punto di vista.
Spostandoci nella piccola ma funzionale cantina è proprio il bianco di punta aziendale, l’Arcadia 2008, il vino che assaggiamo per primo. Ha ovviamente, preso da botte, ancora la necessità di effettuare la fase di chiarificazione, ma già emergono profumi intensi soprattutto di frutta tropicale, ananas ed un bell’equilibrio con una buona acidità.
Prima di assaggiare poi il primo Cesanese del Piglio DOCG, Anton Maria ci sintetizza le fasi che compie per la produzione del vino rosso da lui prodotto.
Ci viene descritto che con la diraspapigiatrice il 100%, o quasi, dei raspi viene eliminato, ma la pigiatura non avviene; a rulli aperti, gli acini quasi totalmente ancora interi, passano per la maggior parte in serbatoi da 40q d’uva.
Aggiunti i lieviti selezionati seguono le follature manuali frequenti, da 4/6 al giorno per serbatoio, con un rimontaggio ad aria al giorno. Al termine della fermentazione che mediamente dura dai 12/20 giorni (un caso eccezionali la fece addirittura durare 2 mesi per un cesanese). Viene poi il mosto messo nelle barrique – di Allier, Troncais o altri produttori Francesi o USA/Cileni per nuove produzioni ancora da “assaggiare” – per periodi che vanno dai 12 ai 18 mesi e dipendono dal vino - tempo durante il quale viene effettuato il batonnage settimanale. Al termine il vino viene riportato in acciaio dove vengono fatte le chiarifiche e poi imbottigliato.
Assaggiamo quindi lo storico Hernicus dalla botte, che dalla vendemmia 2008 è DOCG. Ricordiamo: Cesanese di Affile 100%. Pochi mesi di barrique nuova, poi barrique di secondo e terzo passaggio. Poca la barrique perché molto alcolico: 16°. L’uscita della prima bottiglia DOCG sul mercato è prevista a novembre. Ottime prospettive.
Apriamo infine le bottiglie dei vini rossi aziendali già sul mercato e che hanno ottenuto ottimi risultati su tutte le guide ed… al mio assaggio… a prescindere da quanto valga il mio giuduzio. Due appunti sugli eccellenti Cesanesi:
Hernicus 2007
È un bel rubino compatto. Al naso sentori fruttati, di amarene, ciliegia, poi caffè, cioccolato, e note balsamiche e di spezie. Ha una bella personalità, un alcol notevole ma equilibrato dall’acidità, tannini ben presenti e fini. Ha un futuro evolutivo oltre che una bevibilità immediata.
Certo è che definirlo vino base aziendale è riduttivo.
Romanico 2006
Dal colore intensissimo, al naso ha profumi di violetta, frutta rossa, mirtillo, more, accompagnati da liquirizia, chiodi garofano e note d'incenso. Caldo ma fresco allo stesso tempo, ha un tannino ben presente ma non invadente
Elegante e PAI notevolissima. Ideale per arrosti di carni rosse o formaggi stagionati.
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