Accuse dall'editoriale di Bibenda
Oggi mi è arrivato l'ultimo numero di Bibenda.
Ho letto l'ultimo editoriale e sono rimasto allibito per quanto scritto da Franco M. Ricci.
Critiche chiare contro chi usa il web per commentare su blog, forum o social-network i vini che ha avuto il piacere di bere.
Accuse di berlo virtualmente e di reato, perché la gente non dovrebbe fare "scambi culturali durante il giorno" in orari in cui magari è al lavoro.
Mi auguro vi sarà una rettifica da parte sua e del presidente dell'Associazione Italiana Sommelier!
Fossi nell'AIS mi adeguerei per stare al passo con i tempi.
Ecco l'articolo:
ADESSO CI SI METTE PURE IL VINO!
Oramai il messaggino, o meglio l’SMS, ha sostituito tutto, o quasi. Pur nella sua brevità, ha sostituito la lettera, il biglietto di auguri, la telefonata, una sana litigata e tanto altro.
Certo, è una considerazione ormai fatta e rifatta, in questi ultimissimi anni.
Passi pure, purtroppo, tutto questo, anche perché nessuno potrà far tornare in auge il biglietto d’auguri. Ci danno pensiero, però, altri tipi di messaggi: alcuni navigatori della rete, ad esempio, anziché apparecchiare la tavola aspettando gli amici, per servire un piatto caldo e un bel bicchiere di vino per viverne insieme qualità ed emozioni, quel bicchiere se lo bevono invece virtualmente.
Mi riferiscono, perché io non frequento, che hanno lanciato la moda di giudicare il vino e parlarne in maniera interattiva con più persone, scambiandosi pareri positivi o negativi di quella e di quell’altra etichetta.
Insomma, delusioni o esaltazioni di Barolo o di grandi Champagne, vengono trasmesse da una stanza, seduti davanti a un computer.
Una visione distorta del vino, diciamo noi, abituati a far capire il meraviglioso prodotto, dalla Sicilia al Piemonte, nelle aule dei nostri corsi, avvezzi ad assaggiare insieme lo stesso vino e, soprattutto, in uguale bicchiere... Siamo profondamente convinti che non si possa parlare opportunamente e tecnicamente di un vino semplicemente sulla base del ricordo d’averlo bevuto.
Ma forse va bene anche questo? L’importante è parlarne del vino!
Quello che invece non va bene è che questi scambi “culturali” avvengono soprattutto durante il giorno, durante un orario in cui normalmente la maggioranza si trova al lavoro. Forse è noia, o poco interesse del proprio mestiere, fatto sta che al posto di archiviare pratiche in un qualunque ufficio di una qualunque Compagnia di Assicurazioni o di compilare della modulistica in un altro qualunque ufficio di un qualsiasi Ministero, il signor X parla del vino con altri colleghi collegati.
L’importante è che passi il tempo della noia del proprio lavoro. Senza sapere, o forse sì, che tutto ciò è reato.
...
Franco M. Ricci
Commenti
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MG
Questo è normale. Ed è normale che faccia paura sentire di perdere il proprio potere per colpa della rete, che sta diventando sempre di più libero strumento di condivisione, scambio, confronto… in breve: di democrazia.
La democrazia, evidentemente, fa paura. A tutti i livelli.
Ma si è reso conto di cosa ha scritto? Puro delirio.
Per quanto riguarda il web...ovvio è che, chi pubblica una rivista, per leggere la quale, c'è bisogno di pagare una quota associativa di 80 euro all'anno, nel momento in cui, nota che è possibile leggere articoli, via web del tutto gratuiti, con un livello qualitativo di gran lunga superiore...deve sentirsi rodere...
Tre, la cosa piu' assurda, da concepire, da chi ha gestito questo mondo, in maniera assolutamente dispotica, e esprimento le proprie opinioni in maniera unilaterale...è la concezione della DEMOCRAZIA DI OPINIONE!
Tempo fa a me, è stato detto, che non potevo parlare, perchè non ho acquisito l'attestato di sommelier...ma ora, loro hanno acquisito l'abilitazione di consulenti del lavoro, per poter esprimere, opinioni sulla dedizione al lavoro degli altri?
Dott.ssa Antonicelli Teresa
Libera utente del web (nel proprio tempo di lavoro)
La lettara è anche pubblicata sul mio blog:
http://primobicchiere.wordpress.com/2011/12/21/lettera-aperta-franco-maria-ricci-direttore-di-bibenda/