Faro 2005 & Acinatico 2004 per brindare!

Venerdì sera, per festeggiare un occasione particolare, sono stato a cena Al Presidente, un ottimo ristorante di Roma vicino a Fontana di Trevi, ottimamente recensito dal Gambero e dalla nuova guida dei ristoranti di Bibenda, oltre ad avere su web anche la recensione di un paio di anni fa del giornalista Luciano Pignataro sul suo blog.
Non entro nel dettaglio della cena ma ovviamente mi limito esclusivamente a un piccolo personale giudizio sui due eccezionali vini, a mio avviso, che hanno accompagnato la nostra serata.

Abbiamo iniziato con Faro Palari 2005.

Il Faro nasce da un terroir dimenticato di eccezionale valore a Santo Stefano Briga, piccola frazione in direzione di Taormina a circa un km e mezzo dallo stretto di Messina.
L’azienda è dell’architetto Salvatore Geraci che nel 1990 fu esortato da Gino Veronelli a produrre la Doc Faro e per questo richiese il supporto dell’enologo piemontese Donato Lanati.

Le splendide vigne ad alberello principalmente sono di Nerello Mascalese e di Nerello Cappuccio, e hanno oltre 70 anni di vita e sono poste ad un altezza che va da 450 a 600 metri, oltre ad avere un’incredibile pendenza fino al 70%.
Fu nel 1995 che l’azienda mise in commercio il primo anno di commercio del Faro e fu subito un successo. Nel 1998 Il Faro ’96 prese per la prima volta i Tre Bicchieri.

L’annata 2005 bevuta venerdì sera è stato il Vino dell’Anno per la Guida del Vino 2008 del Gambero e, dopo un anno di distanza, a noi ha confermato il successo.

Un rosso rubino con riflessi granati, al naso, nonostante la giovane età, è ampio e decisamente complesso, principalmente concentrato sulla frutta matura ma con note di vaniglia e spezie che accompagnano. In bocca direi semplicemente eccezionale. Avvolge ed è in perfetto equilibrio, con acidità decisa e un tannino equilibrato. Persistente.

Ne ho in cantina una bottiglia della stessa annata e la terrò ad invecchiare ancora un po’, prima di aprirla come abbiamo fatto venerdì, per fargli guadagnare qualche equilibrio ulteriore, perché è giovane ma è già ottimo e tra qualche hanno avrà guadagnato uno passo ulteriore.

Dopo la prima bottiglia dalla Sicilia, siamo andati al Veneto, scegliendo l’amarone Acinatico 2004 di Stefano Accordini.

I vigneti dell’azienda della famiglia di Pedemonte, con un età delle viti media di 25 anni, sono situati nel cuore della Valpolicella storica in zona collinare, vicino al comune di Negrar, ideali per posizione, giacitura e composizione del terreno, ad un altimetria da 200 a 300 metri slm ed un esposizione sud/est, e l’azienda è oggi considerata fra quelle di riferimento di quest'area.

Le uve dell’Amarone Acinatico 2004 (Corvina Veronese 75% Rondinella 20% Molinara 5%) vengono appassite fino a Gennaio a cui fa seguito il periodo di pigiatura senza diraspatura delle uve. L’amarone viene poi fatto maturare in barrique nuove di rovere francese Allier e Never per 24 mesi e quindi affinato in bottiglia per 8 mesi.

Il suo colore è un rosso rubino scuro con lampi di granato. E’ denso come l'inchiostro. Ampio al naso e complesso con di profumi di ciliegia sotto spirito, amarena, prugna, fiori rossi scuri come la viola, frutta secca e spezie. Chiude con note cannella, polvere di cacao. In bocca è morbidissimo e dolcissimo. Ben strutturato, con una grande eleganza, una bella spalla acida e la trama tannica equilibratissima. Lunghissimo con i frutti scuri che rimangono al gusto per infiniti secondi.

Gran bevuta venerdì sera, considerando che ho poi chiuso con un Rum Cubaney 15 anni!

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